Il Bello della Diversità

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Nasce una rivista nuova

Il Bello della Diversità

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per raccontare le cose belle

Il Bello della Diversità

Il Bello della Diversità

che molte persone fanno per aiutare gli altri

Il Nostro Scopo

Il Nostro Scopo

“Il Bello della Diversità è la rivista che abbiamo voluto chiamare così perché siamo convinti che vi sia, in tutte le forme di diversità, un “bello” da trovare, capire e raccontare. Il bello che la diversità racchiude lo intendiamo come un modo diverso di vivere e interpretare la vita ed è “bello” perché ci permette di trovare in ciascuna persona tante differenti potenzialità e risorse speciali che appartengono a ognuno e che devono soltanto trovare gli strumenti giusti per emergere.
Nel comune modo di pensare, si pensa alla diversità come ciò che differisce dal “normale” cioè come quel qualcosa di diverso dalla maggior parte delle persone.
Vogliamo dedicare il nostro lavoro a chi invece non appartiene alla maggioranza cioè a chi ogni giorno affronta la vita con diversità. A tutte queste persone, dedichiamo la nostra rivista con l’augurio di diffondere il più possibile la giusta sensibilità e attuare quel processo di inclusione auspicabile e doveroso per ogni società che voglia definirsi civile.

La Rivista

La Rivista

Il Bello della Diversità è una rivista bimestrale ed è nata dalla volontà di un imprenditore che ha fondato una redazione di giornalisti per diffondere e far conoscere al maggior numero possibile di persone il mondo della diversità.
Il Bello della Diversità è distribuito su tutto il territorio nazionale in molti ospedali, studi medici, farmacie, università, scuole, associazioni e viene inviato in abbonamento postale.

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Cos'è la diversità

Cos'è la diversità

Definire il concetto di diversità è davvero arduo. Per prima cosa si dovrebbe cercare di capire cos’è il suo contrario. Vi sono forse due termini contrari a diversità che sono uguaglianza e normalità. Questi due termini contrari sono interconnessi l’uno all’altro: quando si pensa a qualcosa o a qualcuno di ‘diverso’ lo si pensa ‘non uguale’ alle altre cose o alle altre persone considerate ‘normali’. Inoltre, il concetto di ‘normalità’ è riferito prendendo come riferimento la maggioranza delle persone, perciò sarà considerato diverso chi non è uguale alla maggioranza della gente. È evidente, tra l’altro, che ci sono infinite forme di diversità: di idee, di pensiero, di aspetto ecc.

Perfino la nostra Costituzione, all’art. 2, parla di uguaglianza: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

L’intento dei nostri padri costituenti era quello di eliminare, attraverso questo principio, la diversità? Naturalmente no. A testimonianza un altro concetto importante quanto questa uguaglianza ora citata (definita uguaglianza formale, che è quella di tutti i cittadini di fronte alla legge) è l’uguaglianza sostanziale, sancita al comma 2 dello stesso articolo della Costituzione. Esso recita che: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Con questo secondo principio di uguaglianza, la Costituzione stessa riconosce l’esistenza del concetto di diversità, originata da alcuni ostacoli che impongono allo Stato di intervenire per correggere le difficoltà e assicurare così l’uguaglianza di fatto tra tutti i cittadini; in questo modo, chi parte da una condizione di svantaggio ha diritto di ottenere degli strumenti che lo aiutino a recuperare il divario - originato da qualunque tipo di causa diversa - e superare il più possibile la difficoltà che gli si presenta davanti. Il compito di sostegno e aiuto dello Stato è esteso a tutta la collettività; ogni cittadino è responsabile e può contribuire alla partecipazione di ognuno alla società, a prescindere dalle condizioni delle persone. L’intervento statale di cui parla la Costituzione è di ordine economico e sociale ma riflette le caratteristiche più intime e personali di ognuno: la diversità si trova in chi ha modi di pensare diversi da quelli della maggioranza, in chi ha modi diversi di interagire e comunicare (si pensi ad una persona nello spettro autistico), in chi ha modi diversi di compiere gesti normali (si pensi a una persona con disabilità fisica), in chi apprende attraverso meccanismi differenti dai più (si pensi a chi ha un DSA - disturbo specifico dell’apprendimento). Ecco che, quindi, la diversità ha bisogno di strumenti correttivi e interventi specifici per ‘correggerla’ ovvero per farla capire ai più. Difatti, guardando tale concetto da una prospettiva rovesciata, cioè quella delle persone con delle diversità, ai loro occhi sono le persone ‘normali’ ad essere ‘diverse’.

Contatti

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